Yes, I can! Chi mi conosce non credo si stupirà più di tanto di questo coming out che sfida tutte le convenzioni in termini di scarpe per il tempo libero. Sì, è proprio così: non sopporto le sneakers.
Per essere più precisa, le indosso se sono in palestra, ma non le apprezzo come calzatura easy and comfy per antonomasia. Non le trovo seducenti –qualunque gamba che non sia lunga un chilometro e mezzo si intozza implacabilmente se termina con queste appendici gommose – e nemmeno molto confortevoli, perché non tutti i modelli assicurano una buona traspirazione del piede con conseguenze tutte poco gradevoli.
Certamente ho avuto i miei momenti di cedimento sentimentale. Ricordo un paio di Superga bianche che a 18 anni indossavo con una romantica gonnellona di lino bianca a pieghe piatte e che mi facevano tanto sentire Micol nel romanzo “Il giardino dei Finzi Contini”. Più tardi, in una deriva punk, avevo comprato un paio di Converse All Stars rosse, che trovavo scomodissime, ma perfettamente confacenti al mio personaggio. In più dovevano avere qualche difetto di fabbricazione perché uno degli occhielli delle stringhe mi feriva leggermente il piede con un effetto stimmate veramente inquietante.
La mia liberazione è iniziata quando le ho buttate via. È stato in quel momento, quando mi sono chiesta che diavolo avrei mai potuto indossare al loro posto, che ho fatto un sacco di scoperte stimolanti.
La prima è stata le espadrillas, di cui ho già parlato in un precedente articolo per cui non mi dilungherò tranne che per dire che non mi stancano mai (a proposito, ho finalmente comprato le Castañer by Manolo Blahnik nella versione corda/nero, BELLISSIME!!!!).
La seconda scoperta, di cui vado particolarmente orgogliosa, sono state le Birkenstock. Sì, proprio i sandali minimal che i turisti tedeschi negli anni Settanta/Ottanta portavano con i calzini. Da allora di strada le Birkenstock ne hanno fatta parecchia: a poco a poco sono comparsi modelli prima civettuoli poi sempre più cool e contemporaneamente sono state avvistate ai piedi di celebrity del calibro di Gwyneth Paltrow ed Emily Ratajkowsky con conseguente consacrazione sull’altare del fashion.
Io posso dire di averle precedute di parecchi anni! Il mio modello attuale è il Gizeh con la tomaia in vernice bianca, essenziale e perfetto con moltissime mise diverse, gonne pencil incluse. Ma sto puntando a due modelli che trovo sciccosissimi: le Arizona Soft Footbed nel colore Metallic Copper e le Birkenstock x KPB. Soprattutto queste ultime meritano qualche parola in più. Innanzitutto l’acronimo significa Konigliche Porzellan-Manufaktur Berlin, cioè Regia Manifattura di Porcellane di Berlino, una fabbrica fondata nel 1763 e ancor oggi attiva con una produzione di qualità straordinaria. Cosa c’entrano le porcellane con le Birkenstock? Semplice. Entrambe le aziende condividono una storia di quasi 250 anni (la Birkenstock è stata fondata nel 1774) all’insegna di una filosofia estetica che viene definita senza tempo. Questo orgoglioso assunto ha portato a una geniale operazione di marketing: una limited edition dei modelli Arizona e Gizeh nella quale la tomaia è decorata con alcuni tipici motivi delle porcellane KPB, in oro su fondo nero. Inoltre è stato aggiunto un dettaglio prezioso: un ovale in porcellana con il simbolo della KPB incastonato nella fibbia del cinturino o nella tomaia stessa a seconda del sandalo. Il risultato è di un’eleganza che trascende completamente l’anima globetrotter di queste scarpe. Anima che comunque è la principale caratteristica di queste scarpe di comodità eccezionale grazie al plantare di sughero e lattice dalla forma ergonomica ispirata all’impronta dei piedi scalzi sulla sabbia.
photo: BIRKENSTOCK, selected LUISAVIAROMA, www.luisaviaroma.com, image courtesy TRENDFORTREND
Se però le Birkenstock non vi convincono completamente, c’è un’altra scarpa che può prendere il posto delle vostre sneakers: le tropéziennes. Sono sandali rasoterra costituiti da 5 striscioline di cuoio orizzontali che si congiungono perpendicolarmente a un’altra striscia centrale abbracciando così il piede. Un cinturino posteriore completa il tutto. Chi è stato in vacanza in Costa Azzurra le conosce bene perché sono un must del dopo-spiaggia. Comode e glamour, in origine erano di cuoio color naturale, ma adesso ce ne sono di tutti i colori, di tante forme leggermente diverse e di tutti i pellami, rettile incluso per le amanti del genere. Le più belle, a mio parere, restano comunque le originali, da comprarsi rigorosamente da Rondini a Saint-Tropez, a due passi dal porto. Il negozio è lì dal 1927 quando lo aprì Domenico Rondini, un artigiano di origine italiana. Da allora pochissimo è cambiato: la famiglia è sempre la stessa, l’atmosfera anche e così la realizzazione a mano proprio come un tempo. L’unica differenza è che adesso esiste anche un sito di e-commerce che consente di comprarle senza dover andare a Saint-Tropez il che però sarebbe un vero peccato….
Photo: ©Istock
photo di apertura:katyalison for Pixabay